Recensione - Fabbricante di lacrime (2024)
- Chiara Maggi
- 21 apr 2024
- Tempo di lettura: 0 min
Aggiornamento: 2 mag 2024
Introduzione
Le condizioni insidiose della vita sono una giustificazione più che comprensibile per l'avvicinamento di due giovani che le hanno subite in condivisione. Dopotutto, il destino cerca di tenere insieme i pezzi di anima che più soffrono così da risanarle con il tempo.
La storia, dunque, potrebbe anche esserci, quindi perchè ha reso così male?
Punti a favore
Probabilmente la musica. Il pianoforte rende tutto inevitabilmente molto dolce e malinconico, esattamente come i colori grigi della pellicola tentano di fare come sottofondo alla trama.
Non è male la formulazione del monologo finale della protagonista Nica: è un classico, forse già sentito e un pochino melenso, su argomenti comunque sempre molto attuali e quindi per lo più apprezzabile, se non altro ad onore del fatto che alcune cose è sempre meglio ripeterle piuttosto che darle per scontate.
Punti a sfavore
Da dove cominciare? Il fatto che io non lo sappia con certezza è già di per sé problematico.
Comunque scelgo di strappare per primo il cerotto più dolente: il gravemente basso livello di recitazione di uno qualunque degli attori. Possiamo prendere quelli più giovani che, forse, sono alla prima esperienza sullo schermo e trovarci in difficoltà tanto quanto con gli adulti. Capisco la necessità di avere un cast "abbordabile" su punti di vista differenti rispetto ai grandi nomi del cinema italiano, soprattutto quando si decide di realizzare un titolo tratto da un libro un po' meno noto rispetto ad altri, ma il rischio è l'imbarazzo costante che uno spettatore subisce nel vedere un film che dura circa 1h 40', soprattutto in quelle scene di intimità in cui il disagio è percepibile a distanza di chilometri, sia dentro che fuori lo schermo.
Che poi, a proposito di scene disagevoli, vogliamo parlare del fatto che nella maggior parte di queste non si capisce quasi nessuna delle parole che vengono pronunciate dagli attori? Presumo che dalla regia abbiano detto loro di parlare tra i denti e sussurrare le cose per renderle più ammalianti, suadenti e sexy ma, o sono troppo boomer io (e potrebbe essere), o davvero siamo andati oltre e ci siamo tuffati in un mare di pateticità.
Altro problema piuttosto rilevante: la conduzione della trama. Perfino l'inizio, che sulla carta poteva davvero essere quello che io chiamo "inizio a bomba", sorprendente e inatteso, si è ridotto a un'incomprensibile avvenimento che non si sa come è potuto effettivamente accadere. Una scena porta all'altra senza un filo logico tanto che mi sono chiesta spesso quale potesse essere la giustificazione per quella specifica successione di eventi; insomma, come ci fossimo arrivati!
Pertanto, non ho problemi, concettualmente, con il grande cliché del bad boy che fa breccia nel cuore della bimba incasinata con i traumi (concedetemi la citazione), ma proprio per questo avrei evitato di camminare su un filo di lana, pericolosamente in equilibrio tra il fallimento e l'appena accettabile risultato finale.
Insomma, ahimè, questo Fabbricante, di cui peraltro è difficile trovare il collegamento con la trama e con i fatti, pare la brutta copia in versione medley di Twilight, After e (un già fallimentare) Fallen.
Valutazione finale
Consigliato: No, ci sono modi migliori di usare un paio d'ore libere.
Stelle: 1/5
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