Recensione - Mufasa, Il Re Leone (2024)
- Chiara Maggi
- 20 dic 2024
- Tempo di lettura: 4 min
Bentornati nelle Terre del Branco!
Ad aprire il grande spettacolo il nostro beniamino, Simba, che parte per raggiungere la sua Nala, curiosamente appartata per proteggere un dolce tesoro. Nel frattempo la piccola Kiara, principessina della Rupe dei Re, viene affidata alle cure dei babysitter Timon e Pumbaa, nonchè a quelle del saggio Rafiki che, per intrattenere la cucciola, le racconta una storia, la storia di un vero re: suo nonno Mufasa.
Niente di nuovo sotto il sole: il trailer era abbastanza esplicativo in questo. Quello che, però, non potevamo capire dalle prime immagini del film è che, di 120 minuti di narrazione, una buona metà sarebbe stata la lenta e, a tratti, prolissa introduzione degli antefatti e dei nuovi personaggi, nonchè di una "terra promessa" lontana, Milele, che diventa fin da subito l'obiettivo da raggiungere. Insomma, un pelino pesantuccio.
Per non parlare del fatto che viene marcata una stramba insicurezza da parte della Disney nel richiamare i suoi famosi protagonisti e la storia in cui ci troviamo: la regia, infatti, sente il continuo bisogno di citare e accennare eventi ben noti nel futuro dei due fratelli, richiamandoli visivamente ogni due per tre (es.: continui riferimenti alla futura morte di Mufasa, che sarà Scar a ucciderlo, un tronco che da qualche parte improvvisamente si spezza, la necessità incalzante di far parte del Cerchio della Vita). Come a dire: "Ehi, gente, vi ricordate che parliamo del Re Leone? Sapete chi è Mufasa? E Scar? Vi suonano familiari?".
Insomma, è strano che anche il meno acculturato in materia Disney non abbia mai approcciato la storia dei due felini, ergo scene a volte grondanti di riferimenti ridondanti, non necessariamente apprezzabili nella loro interezza.

Comunque, sarò anche una dissacratrice, ma sono per gli onore ai meriti. Non si può dire che il film non abbia un suo perchè: la trama ha potenziale, è ben condotta e ben narrata. Lineare, ben districata tra fatti e antefatti, e non lascia spazio all'immaginazione; quindi anche quei pochi clichè relativi alla supremazia di uno su molti sono dopotutto ben accetti, considerato peraltro che, ad oggi, vediamo questa realtà concretizzarsi in qualsiasi ambito, nazione e cultura del mondo, e fa sempre bene ripetere quali possano esserne le conseguenze, i motivi scatenanti e le soluzioni. Repetita iuvant.
La Disney, peraltro, conduce magistralmente lo storytelling, intervallando il racconto della storia di Mufasa con le domande che Kiara pone a Rafiki, guidata dalla sua curiosità di giovane leoncina, così che anche Timon e Pumbaa possano avere il loro momento di gloria che tutti aspettiamo, mirato a ilarità e comicità anche per i più piccoli. Diciamocelo: quei due ci erano mancati.
Questo mi porta a esaltare quello che ritengo il punto di forza nell'intero film, ovvero la storia d'amore tra il giovane Mufasa e la principessa Sarabi, di come si incontrino e si conoscano fino a innamorarsi, il tutto sotto gli occhi invidiosi di Taka, fratello di Mufasa, che già privato del suo ruolo di leggittimo re, di figlio, e ora anche di compagno della leonessa amata, coverà il suo rancore fino al climax della storia, dove compirà la sua scelta rabbiosa, arrivando a meritarsi il ben noto appellativo di "Scar".

Ottima la costruzione e solidità dei personaggi principali, tra cui Mufasa e Taka, in primis, ma anche Sarabi, Zazu e Rafiki, di cui vengono dati i giusti input nel giusto momento, senza perdersi in dettagli inutili ai fini della trama. Meno bene, invece, gli Emarginati, i leoni bianchi, che danno la caccia ai nostri eroi per il monopolio delle Terre del Branco: si poteva lavorare meglio sul loro ruolo e sulle loro motivazioni e intenzioni. Ma prendiamo e intaschiamo.
I due punti dolenti che proprio non concepisco, invece, sono la scelta del doppiaggio e la CGI. Già nel primo film non mi avevano convinto nè Mengoni (Simba) nè Elisa (Nala), che essendo cantanti di spessore valorizzano tantissimo le canzoni rendendole memorabili, ma che in quanto a recitazione, ahimè, è anche comprensibile che non rendano quanto dovrebbero. All'epoca si sceglieva un doppiatore per i dialoghi e uno per le canzoni, proprio per evitare questi ostacoli in un percorso che poteva comunque avere il suo valore; oggi, va tutto nello stesso pentolone. Meglio Elodie, che doppia Sarabi, mentre la piccola Kiara mi ha messo in serie difficoltà uditive, dal punto di vista esclusivamente recitativo. Abituata all'altissimo livello che portano in campo i nostri grandi doppiatori italiani, non riesco proprio a sentire niente di vagamente inferiore a quel tasso di vizio: fatemene una colpa.
Per quanto concerne la CGI, invece, budget bassissimo e poca iniziativa. Spesso e volentieri si riconosce troppo l'intervento del computer e nel 2024, dopo il successo del primo film peraltro, non mi sarei immaginata mai una qualità così bassa, resa peggiore anche dalla scelta della palette cromatica che, invece di essere squillante, sgargiante, calda, come i paesaggi africani imporrebbero, risulta in una pelliccola sbiadita, scolorita, a tratti triste, come se l'occhio non riuscisse mai a mettere completamente a fuoco l'immagine. Insomma, no.

Infine, un piccolo parere sulle nuove canzoni: bye, bye, citando il ritornello che il villain di turno, Kiros, canta per minacciare Mufasa. Quel testo lì, nello specifico, mi è sembrato una copia daltonica di un altro tipo di "ciao, ciao", noto soprattutto a noi italiani, che se non ricordo male, si faceva, con le mani, con la testa, con il petto, con il cuore, ...
Ahimè, non ci siamo molto. Non pessime, ma neanche fantastiche. Basta ricordarsi Il cerchio della vita, Voglio diventar presto un re, L'amore è nell'aria stasera, Hakuna Matata (tanto per citarne alcune) e il confronto non reggerà mai. Però, anche qui, prendiamo e portiamo a casa.
Valutazione
Bene, ma non benissimo. Anche in questo caso vigeva la legge che toccare i Mostri Sacri come il Re Leone è sempre un grande rischio, per cui va messo in conto un certo tasso di fallimento.
Ce la siamo cavata? Sì.
Poteva andare meglio? Sì.
Però godiamo del fatto che poteva anche andare peggio e che, tutto sommato, rimane un film piacevole, ricco di valori, soprattutto legati alla famiglia, e che risponde almeno in parte a tante domande che noi tutti, da bambini, ci siamo fatti sulla stirpe dei grandi Re della Rupe dei Re.
Voto: 3/5
Consigliato: Sì. Almeno una volta è piacevole e anche divertente vederlo.
In ogni caso... Hakuna Matata! 🦁
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